Riflessioni, strumenti e idee per un settore di importanza strategica.
Quando si parla di digitale, si è soliti usare dei numeri per evidenziare lo stato del progresso di ciò di cui parliamo. Che sia l’industria, la tecnologia, il web, la società o la cultura sembra che non possiamo fare a meno di servirci di quel famoso numero finale: 4.0.
È così anche per i musei? Non proprio. Conviene fermarsi un attimo a riflettere.
In Italia abbiamo un patrimonio artistico e culturale immenso, composto da quasi 5.000 tra musei, parchi archeologici e monumenti e, secondo gli ultimi dati Istat del 2015 (su una base di 4.815 musei), il livello della loro digitalizzazione non è incoraggiante.
Lo strumento base attraverso cui vengono veicolate le informazioni è, ovviamente, il sito web, ma il dato preoccupante è che solo il 57% dei musei lo possiede. Andando a fondo bisognerebbe pure verificare indagare quanti di questi siano di tipo “responsive”, cioè progettati per una corretta navigazione da dispositivi mobili, visto che ormai tablet e smartphone hanno soppiantato il computer fisso come strumenti di navigazione preferiti per l’accesso al web.
Basterebbe questo per farci capire la situazione, ma non si può non tenere conto anche di altri aspetti, come la presenza sui social network (Facebook, Twitter e Instagram), l’uso di strumenti interattivi e di servizi online. Proprio questi ultimi (adottati da meno del 20% dei musei) andrebbero potenziati, includendo la possibilità di vedere da pc o smartphone le opere dei musei, magari tramite una visita virtuale a 360°.
Anche se in questi anni il trend è stato positivo, con un aumento dei visitatori, soprattutto stranieri, nei nostri poli culturali, ancora il 70% degli italiani sembra non interessato a visitare musei e opere d’arte.
Tutto questo dovrebbe spingere a un ripensamento sul ruolo stesso dei musei. Oggi il consumatore-turista-utente è cambiato, perché diversi sono i modi attraverso cui fruire delle informazioni e godere delle opere d’arte. Che si tratti di prodotti, città, marchi o musei poco cambia: la differenza la fa l’esperienza che si riesce a trasmettere alle persone, il valore aggiunto che viene loro offerto. Arte e cultura comprese.
Pensiero digitale per arte e cultura
Per essere competitivi da questo punto di vista, ai musei italiani gioverebbe dotarsi di strumenti adatti all’analisi dei dati. Dopo aver capito a fondo i comportamenti del pubblico si potrebbe agire di conseguenza per creare servizi ad hoc, migliorare l’esperienza fisica e aumentare il coinvolgimento.
Fondamentale in questa fase il capitale umano, perché servono persone competenti e specializzate che sappiano capire i vantaggi e le opportunità che il digitale ha da offrire.
La semplice visita di uno spazio culturale non può più esaurirsi nell’arco di due ore, ma continuare a vivere anche dopo, attraverso luoghi dedicati, il racconto sul web e l’interazione con gli utenti.
In altre parole: per far sì che i musei diventino dei veri e propri messaggeri della cultura servono partecipazione, interazione e una buona dose di creatività.
La sfida sarà quella di riuscire a conquistare un pubblico sempre più eterogeneo, sia esso giovane (aspetto fondamentale) o maturo.
Strumenti al servizio dei musei
La trasformazione digitale che dovrà interessare i musei italiani (e che, di fatto, è già in atto) comprende alcuni strumenti e servizi irrinunciabili.
Partendo da quello che si sta già facendo in alcuni di essi, un primo punto di partenza potrebbe essere quello di dotare il sito di gallerie multimediali o virtuali dove l’utente possa apprezzare le opere e iniziare un percorso per diventare un potenziale turista.
Successivamente si potrebbe rendere partecipe il visitatore attraverso una strategia di narrazione delle opere d’arte esposte (storytelling), raccontando anche curiosità e approfondimenti culturali, e perfino misteri o enigmi, se presenti. Queste storie andrebbero poi riproposte sui social network per creare, magari, degli appuntamenti settimanali (anche a tema) che le persone possono seguire, apprezzare e, soprattutto, condividere.
Questo per quanto riguarda le basi su cui un sito internet di un museo dovrebbe far leva. A ciò sarebbe bene aggiungere almeno una sezione dedicata alla biglietteria online e a categorie dedicate (scuola, famiglia, anziani, soggetti svantaggiati).
Un ulteriore salto di qualità per il miglioramento dell’esperienza utente si giocherà però su alcuni strumenti innovativi che finora ben pochi centri culturali hanno sperimentato.
Di seguito i principali:
- Beacon: Guide virtuali che tramite la tecnologia bluetooth sono in grado di rilevare la presenza di smartphone (in un raggio di 50 m) e interagire con essi fornendo informazioni sulle opere d’arte del museo (necessaria un’applicazione da scaricare)
- QR code: Codici a barre posti vicino alle opere che lo smartphone riesce a leggere e che aggiungono contenuti e curiosità a ciò che un visitatore sta guardando.
- Realtà aumentata: Insieme di contenuti multimediali (animazioni, simboli, filmati, ricostruzioni grafiche, simulazioni, ecc.) visibili sullo schermo dello smartphone quando inquadra un’opera o un monumento.
- Gaming: Creazione di veri e propri giochi digitali e interattivi, utili per attirare un pubblico più giovane. Spesso si basano su enigmi e storie da scoprire a vari livelli (come “Father and Son” del MANN di Napoli). Possono essere fruiti sia online in una sezione del sito che in un pannello interattivo all’interno del museo.
- Chatbot: scambio di messaggi tramite diverse piattaforme di messaggistica tra utenti e guide virtuali che forniscono informazioni e consigli per un itinerario museale sempre più personalizzato.
Considerando gli aspetti positivi valutati dai turisti sia su Tripadvisor che sui social network, e il grande potenziale che hanno tutti i musei italiani, sarebbe un peccato non provare a ripensare il museo in chiave digitale, magari adottando uno degli strumenti elencati sopra.
Un settore in crescita
Il Mibact, a proposito di valorizzazione del patrimonio artistico, ha avviato nel 2015 il progetto “MuD – Museo Digitale” che punta a mettere in rete i tantissimi musei presenti in Italia. Utile allo scopo anche una piattaforma web, una sorta di laboratorio, in cui gli attori del settore cultura possono scambiarsi opinioni, idee e competenze. Sito e blog del MuD sono ancora in attesa di pubblicazione ma la direzione presa sembra quella giusta.
Più in generale è la riforma del sistema museale che sta dando buoni risultati a tutto il sistema Italia. Secondo i dati riportati dal Mibact, Il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, la riforma del sistema museale italiano ha portato in 3 anni un aumento di 7 milioni di biglietti venduti e di oltre 45 milioni di euro di incassi,
Notevoli anche alcune novità in ambito privato, che con competenze e idee nuove danno risalto a tutto il settore e propongono nuove modalità di fruizione della cultura o dell’opera d’arte.
Interessanti in tal senso le iniziative di Tooteko, start-up che propone un dispositivo indossabile per chi è affetto da cecità, e Eduflix, nuova piattaforma di video streaming in abbonamento che porta la cultura a domicilio con filmati su arte, storia, letteratura e scienza, principalmente dedicati ai personaggi che hanno fatto grande l’Italia.
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