Inventare riscoprendo tecniche e usi passati: le storie di due designer italiani.
A volte innovare vuol dire riscoprire. Ci sono casi in cui l’innovazione non è figlia di qualcosa di mai visto o mai pensato prima, ma frutto di un percorso di riscoperta. Tappa finale di un viaggio fatto all’indietro, alle origini.
È ciò che hanno fatto e che continuano a fare alcuni designer italiani emergenti. Menti brillanti e occhi affamati. L’atmosfera, le polveri, gli odori e i colori che si assaporano nei loro laboratori sono un toccasana per i giovani designer e artigiani che vogliono imparare il senso profondo della tradizione e trasformarla poi in innovazione.
Il lapis specularis di Davide G. Aquini
Alcuni designer, esattamente come farebbe un archeologo, hanno scavato in profondità e sono venuti a contatto con materiali vecchi di migliaia di anni: è il caso di Davide G. Aquini con il suo progetto Dark Ages. Il materiale in questione si chiama lapis specularis, é un gesso trasparente che risale agli antichi Romani e si può tagliare anche con un semplice coltello da cucina. Si usava per finestre e serre, per poi essere quasi dimenticato o confuso durante il Medioevo con il suo sostituto più recente, il vetro.
Davide G. Aquini fa notare come “voler riutilizzare un materiale dimenticato significa anche ricostruire i metodi e gli strumenti per poterlo lavorare. È stato di fondamentale importanza quindi il supporto di Apuana Corporate, la fabbrica diffusa degli artigiani di Carrara, esperti di tutte le tecniche legate alla trasformazione dei materiali lapidei. Una occasione rarissima di ricostruzione di una filiera di trasformazione e lavorazione che l’Italia, grazie al sapere artigiano, ha ancora la fortuna di aver conservato”.
Il designer crea vasi, tavoli e piastrelle dove Il lapis specularis viene abbinato a resina, ceramica, ferro e smalti, con lo scopo di fornire uno spunto di riflessione sulla tradizione condivisa.
Le forme hanno quindi un sapore talvolta più classico talvolta più brutale e delineano quasi una linea del tempo, unendo e portando fino a noi popoli e culture.
Roberto Sironi: riscoprire il fuoco
Può un oggetto considerarsi dimenticato anche se viene usato tutti i giorni? Sì, se l’uso che se ne fa è talmente automatico da impigrire gli occhi e la mente. È il caso del fuoco, primordiale elemento della natura al quale molti non prestano più attenzione.
Ci ha pensato Roberto Sironi a ridargli la giusta prospettiva. Grazie all’esperienza e alla collaborazione della Fonderia Artistica Battaglia, Sironi esplora questo tema attraverso una ricerca sui processi naturali e artificiali che caratterizzano la scultura.
Fa ricerca in prima persona, ed esplora i boschi della Valtellina alla ricerca di resti di alberi bruciati in incendi, sezioni di tronchi colpiti da fulmini, rami carbonizzati che divengono oggetto di sperimentazione attraverso l’antica tecnica della fusione in bronzo. Ed ecco che nascono oggetti dalle texture naturali e delicate, ma allo stesso tempo forti e materiche. Un segno del passare inesorabile del tempo e dei processi naturali.
L’innovazione è uno stato mentale
Due storie artigianali e artistiche diverse, ma simili. Made in Italy Lab le ha raccontate con piacere perché entrambe testimoniano come innovare sia molto di più che adottare una tecnologia o uno strumento più performante. Innovazione è uno stato mentale, un modo particolare di vedere il mondo. Innovazione è una curiosità incessante e quasi ancestrale, qualcosa che ci portiamo dietro dalla notte dei tempi, da quando l’uomo inventò la ruota o scoprì il fuoco, uno dei tanti elementi che oggi, i nostri designer italiani, hanno saputo reinventare.
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