Incontro con il direttore Marco Pierini per parlare di arte, storia e territorio.
Quest’anno il più importante museo regionale umbro festeggia un secolo di vita: miglior pretesto per tornare ad ammirarne i capolavori non potrebbe esserci. L’occasione è buona anche per conoscere di persona il nuovo direttore Marco Pierini, che ci accoglie nel suo studio all’ultimo piano.
Iniziamo con un veloce sommario per chi ancora non lo sapesse: cosa c’è di interessante da vedere alla Galleria Nazionale dell’Umbria?
La storia dell’arte umbra e del centro Italia dal Medioevo fino all’età moderna. Ci sono i dipinti di artisti come Duccio, Beato Angelico, Gentile da Fabriano, Piero della Francesca e ovviamente il Perugino e il Pinturicchio. Ci sono sale speciali con capolavori della tessitura umbra e dell’oreficeria senese.
E poi c’è Palazzo dei Priori in tutta la sua bellezza, uno dei più fulgidi esempi di architettura civile gotica. Qui che ha sede anche il Comune di Perugia ed è un caso certamente originale avere nella stessa struttura due inquilini così importanti.
Un museo che definirei insospettabile e sorprendente, perché non è conosciuto come dovrebbe, ma chi lo visita esce sempre affascinato da tanta meraviglia.
Il 2018 è il centenario della Galleria: quali iniziative culturali e promozionali per questo compleanno così speciale?
Molte, in verità. Dall’inizio dell’anno ci siamo dotati di un nuovo logo; a febbraio abbiamo lanciato online il nuovo sito web; a marzo abbiamo presentato la prima delle mostre che celebrano il centenario: si chiama Tutta l’Umbria una Mostra e ripropone, prendendo spunto dalla storica Mostra d’Antica Arte Umbra datata 1907, la splendente ricchezza delle arti che fiorì in Umbria tra Medioevo e Rinascimento.
Qual è la sua opera preferita esposta nella Galleria?
Ho un debole per la Grande Croce del Maestro di San Francesco. È un capolavoro di storia dell’arte e di spiritualità. È forse la prima croce in assoluto che pone San Francesco in adorazione delle ferite di Cristo. Da lì in poi quest’immagine verrà ripresa in tutte le croci francescane, per cui è un modello che farà scuola nei secoli a venire.
L’opera ha pure grande valore storico perché riporta il nome di Gregorio X e la data 1272: la Chiesa accetta in questo modo le stimmate di San Francesco come dogma e prende posizione nei confronti degli scettici.
In generale quali stagioni o correnti artistiche la appassionano di più?
Sono piuttosto onnivoro in fatto di arte, ma quella che prediligo tra tutte è senza dubbio l’arte medievale.
Lei è direttore della Galleria da meno di due anni: quali sono le iniziative più importanti che sta mettendo in atto?
Stiamo lavorando su due fronti: uno è quello che io chiamo l’hardware, cioè gli impianti, elemento importante sia per il comfort del visitatore che per la salvaguardia delle opere; l’altro è quello che possiamo definire il software, cioè l’insieme delle attività che riguardano la comunicazione interna, la promozione culturale del museo e le modalità di fruizione delle opere.
A maggio saremo pronti con la nuova comunicazione interna, formata da segnaletica rinnovata, t-shirt che regaliamo all’ingresso e fogli di sala speciali traforati che possono essere organizzati a piacimento per creare un percorso di visita personalizzato tra sculture, manufatti e dipinti.
Abbiamo anche audio guide di nuova concezione che si basano sui beacon e su un sistema interno di geolocalizzazione: il visitatore può richiedere all’ingresso il nostro dispositivo, oppure scaricare l’applicazione gratuita su telefono o tablet.
A breve provvederemo anche all’installazione di postazioni video, mentre nel 2019 metteremo a fianco di alcune opere dei pannelli multimediali touch e trasparenti, con lo scopo di rendere la visita al museo ancora più coinvolgente dal punto di vista sensoriale.
Come state usando internet e i social network per promuovere l’offerta artistico-culturale e interagire con i visitatori?
Stiamo investendo molto nei social media, Facebook e Instagram soprattutto. A breve potenzieremo anche il canale YouTube. È un lavoro progressivo iniziato da tempo ma che ha avuto un impulso forte negli ultimi mesi. Le persone che ci seguono online e che interagiscono con noi sono in netto aumento, quindi ci riteniamo sulla buona strada.
Avete qualcosa in mente per relazionarvi con le nuove generazioni? Spesso un museo fa fatica a suscitare l’interesse dei più giovani.
È vero, c’è molto da fare. Non tanto con i bambini, perché di solito sono bravissimi: ascoltano, osservano, si appassionano ai dipinti, alla vita degli artisti. La questione vera riguarda gli adolescenti, con i quali è più difficile suscitare interesse e mantenere l’attenzione.
Per ovviare al problema stiamo cercando di lavorare molto con l’Alternanza scuola-lavoro, che se fatta bene funziona. Per esempio diamo loro la possibilità di realizzare piccoli documentari multimediali o di fare da aiuto guida ai turisti, anche a quelli stranieri per chi ha una preparazione in lingue. Cerchiamo di coinvolgerli e di responsabilizzarli e devo dire che i risultati ci sono.
Vi capita di collaborare con altri musei?
Sì, le collaborazioni con altri musei o pinacoteche sono frequenti. Alcune mostre sono coprodotte, è il caso per esempio dell’esposizione su Federico Seneca, storico grafico della Perugina, realizzata insieme ad altri due musei, uno di Treviso, l’altro di Fano.
Che valutazione danno i turisti stranieri della Galleria?
Rimangono tutti affascinati e soddisfatti, perché come dicevo la Galleria Nazionale dell’Umbria è ancora poco celebre al grande pubblico. Forse è per questo che rimangono sorpresi da tanta bellezza.
Lo vediamo sia dai commenti che si scambiano tra di loro all’uscita che dalle recensioni su Facebook e TripAdvisor. Oppure anche dalle e-mail dirette che ci scrivono, in molti ci contattano per ringraziarci della bella esperienza vissuta o per chiedere altre informazioni.
Spostiamoci su un terreno di tipo economico-organizzativo. Per anni l’Italia ha fatto fatica a trarre profitto dal suo enorme patrimonio artistico-museale. Paesi stranieri riuscivano a ottenere benefici economici nettamente superiori, pur con un patrimonio artistico inferiore. Come le sembra la situazione dopo la riforma Franceschini?
Stiamo andando bene, la situazione è migliorata. Con la riforma i musei hanno più autonomia e la cosa è fondamentale. C’è meno burocrazia, è più facile ottenere finanziamenti e prendere decisioni. Ora abbiamo un collegio di revisione dei conti, un CdA, un comitato scientifico. Tutto questo ha effetti positivi sul numero di visitatori e sugli incassi, entrambi in grande crescita.
Stiamo diventando musei più moderni, di livello europeo. Voglio dirlo chiaramente: si respira un’altra aria.
Un museo ha bisogno di costruire una relazione con il contesto urbano, un dialogo con i cittadini. Cosa fa la Galleria per essere parte integrante della città e del territorio?
Crediamo molto nelle collaborazioni, dalla didattica per adulti alle conferenze, dai concerti al dialogo con le associazioni culturali. Per i concerti abbiamo da tempo un’intesa con Umbria Jazz: ospitiamo tutti i concerti del mattino previsti dalla manifestazione musicale. C’è pure una riduzione sul costo del biglietto per chi ha già quello di un concerto.
Inoltre facciamo parte del consorzio Perugia città Museo, che promuove il patrimonio artistico cittadino in modo complessivo. Esiste una card, acquistabile direttamente in hotel, che propone al turista l’ingresso in tutti i principali musei della città a un prezzo vantaggioso.
Made in Italy Lab ringrazia il direttore Marco Pierini per l’ospitalità e il tempo dedicato.
Galleria Nazionale dell’Umbria
www.gallerianazionaledellumbria.it
Corso Vannucci, 19 (Palazzo dei Priori)
Perugia (PG)
Umbria
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