Customer experience, innovazione e mercato del settore montagna e sport outdoor.
Nel 2019, può ancora un piccolo negozio specializzato in attrezzature outdoor dire la sua in presenza di giganti della Gdo come Decathlon e simili?
Ne parliamo con Simone Brustenghi, direttore generale di Amorini, storico distributore italiano di articoli sportivi con base a Ponte Felcino (PG).
Simone, grazie per aver accettato l’invito di Made in Italy Lab. Come descriveresti Amorini in tre parole?
Femminile, familiare e futurista.
La proprietà è interamente costituita da donne e crediamo molto in un modello di gestione aziendale che sia valorizzante per i dipendenti e impostato su una qualità elevata dei rapporti umani.
Nell’ultimo quinquennio abbiamo inoltre avviato progetti di ammodernamento molto importanti.
Diceva Robert Baden-Powell, fondatore dello scoutismo: “Non esiste buono o cattivo tempo, ma solo buono o cattivo equipaggiamento”.
Sono stato uno scout e so quanto aveva ragione! Oggi si sono avvicinate tantissime persone allo sport all’aria aperta, non sempre con dotazioni performanti.
Credo che per godere appieno e in sicurezza di un’esperienza in montagna ci sia assoluto bisogno di attrezzature e indumenti all’avanguardia e di qualità elevata. Non si può lasciare tutto al caso o affidarsi solo alle offerte volantino della Gdo, soprattutto quando si tratta di escursionismo e arrampicata in montagna.
Facciamo un passo indietro: com’è cambiato il mercato del settore montagna e sport outdoor negli ultimi anni?
Il mercato online è cresciuto a ritmo incessante e anche la grande distribuzione è scesa in campo nel settore montagna, outdoor e vita all’aria aperta, vendendo soprattutto articoli di fascia bassa a prezzi popolari. Va detto però che in molti preferiscono ancora oggi gli articoli tecnici di fascia alta e poter toccare con mano l’attrezzatura che intendo acquistare, anche su consiglio dell’esperto.
Molti negozi sportivi specializzati in sport outdoor hanno infatti alzato bandiera bianca di fronte alla concorrenza della Gdo.
Se il piccolo negozio gioca la battaglia sul campo dei prezzi ha già perso in partenza. Per reggere il confronto con i grandi colossi, deve necessariamente focalizzarsi sull’esperienza di acquisto, sul servizio pre-post vendita e sulla qualità.
Noi ad esempio scegliamo prodotti di rango elevato, con prezzi proporzionati alla qualità estrema che offrono e puntiamo tutto sul rapporto di fiducia con i clienti.
A proposito di esperienza d’acquisto e consigli dell’esperto: che tipo di customer experience vive il cliente che entra nel punto vendita Amorini?
Il mercato dell’outdoor è ancora attento al consiglio dell’esperto. Amorini non solo dà consigli ed è aggiornato sui trend del settore, ma è ben lieto di aggiornarsi scambiando informazioni con clienti esperti e sempre più aggiornati. A tal proposito abbiamo dotato il punto vendita di un ampio bancone e un’area con sedute e tavolino per facilitare gli scambi di informazione.
È bello vedere che qui si viene non solo per riempire un carrello, ma anche per raccontare esperienze e condividere passioni. Si parla di arrampicata, trekking, escursionismo e outdoor in generale. Si crea quella fiducia e quel feeling speciale che una grande catena non riuscirà mai a offrire.
Dunque il rapporto umano al centro dell’esperienza di acquisto nel punto vendita.
Esatto. Le nostre ragazze sono ormai famose per essere sempre sorridenti e disponibili alla battuta, nonché brave nel dire con trasparenza se un capo non calza bene o se è sbagliato l’approccio all’acquisto di un determinato prodotto.
Facciamo percepire passione. E la passione è contagiosa e positiva. Anche questa è customer experience.
Capitolo e-commerce: come inquadrarlo all’interno delle strategie aziendali?
Un buon negozio fisico non può tralasciare un valido e-commerce, perché una vetrina aiuta l’altra. Oggi se si è solo sulla piazza virtuale si è poco identificati dal mercato e c’è il rischio di essere poco credibili.
Se invece un negozio fisico non ha un e-commerce rischia di essere isolato e visto come non moderno e poco funzionale. Al momento stiamo investendo molto per creare questa giusta sinergia.
Nel tempo Amorini si è specializzata anche nella sicurezza di chi lavora sospeso nel vuoto o con le funi. A cosa si deve questa passione e come si concilia con il mercato del settore montagna?
Sono due mondi che hanno tanto in comune, lontani solo in apparenza. Quando uscirono le prime direttive europee per la sicurezza dei lavoratori in quota, i produttori crearono subito la divisione sicurezza, poiché la tecnologia che sta dietro a un imbracatura da lavoro è la stessa di una sportiva. Cambiano solo le norme di certificazione.
Amorini seguì subito l’esempio, iniziando a distribuire prodotti per il lavoro in quota. Nel tempo abbiamo poi attivato un polo formativo per formare lavoratori addetti ai lavori in quota. Oggi siamo riconosciuti come una delle realtà italiane più importanti in materia di formazione sulla sicurezza sul lavoro. Ce lo dimostra il fatto che annoveriamo clienti dall’Alto Adige alla Sicilia.
Che significato date alla parola “innovazione”? Cosa vuol dire per voi fare innovazione?
Innovare vuol dire anticipare le richieste del mercato, e non necessariamente dare un’impronta tecnologica al business. La cosa più importante è portare in azienda idee sempre nuove.
Negli ultimi cinque anni abbiamo accelerato l’introduzione di nuove idee su più fronti, migliorando anche il modello di business generale. Oggi abbiamo all’attivo progetti importanti appena conclusi, come quello di contribuire alla sicurezza globale dell’area in cui ci troviamo: abbiamo infatti installato un defibrillatore automatico a disposizione di tutti, dentro il punto vendita, che stiamo portando a conoscenza della miriade di sportivi che praticano la corsa o il semplice hiking nel percorso pluviale del Tevere a noi vicino.
Crediamo in un modello di sicurezza globale e stiamo anche promuovendo corsi per le famiglie che si avvicinano al trekking con bambini piccoli.
Parliamo della figura dell’imprenditore: quali sono le qualità più importanti che deve avere?
Resilienza, ottimismo e costanza.
Resilienza perché avere successo nel mercato non è facile e spesso si deve essere pronti ad incassare colpi forti per poi ripartire.
Ottimismo perché il lavoro può offrire notevoli possibilità, che bisogna solo saper individuare e cavalcare col giusto piglio.
Costanza perché alla lunga i risultati danno ragione a chi va avanti con determinazione giorno dopo giorno.
Perché in Italia è difficile fare impresa?
La burocrazia è uno dei problemi principali. Mi sento anche di sottolineare la mancanza di imprenditori nel senso stretto del termine. Siamo invece pieni di manager che gestiscono bene le aziende di terzi, ma che difficilmente hanno lo stesso attaccamento alla maglia che può avere un proprietario che vuole vedere la propria azienda diventare grande. Dobbiamo investire nelle persone, nelle scuole e nella specializzazione dei lavoratori. Solo cosi avremo imprenditori in grado di far ripartire il sistema Italia. E non aspettare che un qualche fondo estero acquisti le nostre aziende per farle amministrare da manager.
Perché lavorare in Italia è bellissimo?
I motivi sono gli stranieri stessi a ricordarceli. Ho contatti continui con l’estero e posso assicurare che noi italiani siamo ancora oggi visti come un bellissimo popolo.
Adorano il nostro modo di vivere, il nostro sorriso e il nostro saper trovare soluzioni. E questo rende il lavorare in Italia bello. Ma non mi sento di dire che sia sufficiente.
C’è bisogno che i cittadini e la politica tornino a pensare in grande e a remare nella stessa direzione, creando sinergie ed eliminando le disfunzioni del sistema e premiando i comportamenti virtuosi.
Chi ama l’escursionismo e lo sport outdoor ha di solito grande rispetto dell’ambiente. Che rapporto hai con la natura?
Ho sempre amato la natura, ho passato intere estati in campeggio e a fare trekking o arrampicate con amici e parenti.
Oggi, quando gli impegni di lavoro me lo consentono, continuo a fare trekking e mountain bike, anche se il mio poco tempo libero lo passo soprattutto correndo. Sto provando a trasmettere la cultura e il rispetto per la natura ai miei figli, soprattutto incentivando la loro curiosità su questioni naturali e ambientali, legate anche al vivere quotidiano.
Son convinto che l’approccio outdoor possa essere coltivato anche tra le mura domestiche.
Un comportamento nocivo per l’ambiente che proprio non sopporti.
Non ho mai sopportato gli sprechi di risorse. E non sopporto quando c’è un approccio semplicistico, specie se viene da soggetti pubblici.
In famiglia cerchiamo di sprecare il meno possibile riducendo i rifiuti all’osso, buone pratiche che sto trasmettendo anche ai miei figli.
I grandi marchi ti sembra che abbiano sposato in pieno la cultura green?
Chi più chi meno, i brand outdoor stanno un po’ tutti sposando la cultura green, anche solo per l’attenzione che oggi giorno si ha per l’argomento.
È chiaro che i produttori più importanti stanno davvero cercando di ridurre l’impatto ambientale nella fabbricazione dei loro capi. Altri invece, che per stessa natura del prodotto non possono fare salti green importanti stanno cercando di eliminare sprechi nelle produzioni, utilizzano spesso energie rinnovabili per le fabbriche e riducono il packaging e gli imballi.
Sto felicemente notando un evoluzione anche sulle produzioni stesse. Ternua, per esempio, un’azienda spagnola che abbiamo introdotto a negozio da questa stagione, fabbrica alcune linee delle proprie giacche tecniche con le reti da pesca riciclate nel Mar Atlantico. Come si fa a non sposare un brand così green?
Per il futuro che progetti avete in cantiere?
L’agenda Amorini è piena di progetti più o meno grandi per i prossimi anni. Tutto verrà impostato secondo alcuni cardini fondamentali: ammodernamento, impatto ambientale e sicurezza globale, evoluzioni piccole ma costanti.
Tra i più importanti progetti strutturali e commerciali ci sono un relamping dei nostri magazzini e uffici per il risparmio energetico; un progetto di installazione di impianti fotovoltaici sui nostri tetti; l’ingrandimento del nostro polo formativo con nuove aree e nuovi corsi; l’introduzione di una piattaforma informatica B2B per i nostri clienti nazionali e tanti altri sviluppi commerciali che non posso oggi rivelare!
Insomma, c’è ancora tanto da fare e da lavorare per dare almeno altri cento anni di storia alla nostra bellissima realtà perugina.
Made in Italy Lab ringrazia Simone Brustenghi, direttore generale di Amorini, per la disponibilità e gli interessanti approfondimenti sul mercato del settore montagna, sport outdoor e vita all’aria aperta.
Amorini – Outdoor & Safety
https://www.amorini.it/
Via del Rame, 44
Perugia (Ponte Felcino)
Umbria
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