“Culture eats strategy at breakfast”.
Così diceva il grande economista americano Drucker nell’ormai lontano 2002.
Cosa è successo da lì in avanti? Niente in realtà, abbiamo continuato a focalizzarci su modelli di organizzazione e di pianificazione anziché iniziare a guardare e coltivare la cultura delle nostre aziende. Ancora una volta il razionale ha battuto l’emozionale.
Forse avrai sentito parlare di mondo VUCA, un acronimo che significa Volatile, Incerto, Complesso e Ambiguo e che mette l’accento sulle sfide che l’ambiente ci propone da anni.
Sì, il mondo è drammaticamente cambiato e pensare di controllarlo è pura follia.
Ma quindi cosa possiamo aspirare a controllare? Cosa ci può aiutare a gestire il mondo VUCA appunto?
Il livello di consapevolezza in azienda e la propria cultura aziendale.
Business plan, budget, piani di crescita e proiezioni non sono più variabili sufficienti a permettere a te e alla azienda di crescere e prosperare. Vanno fatte ma è ormai arrivato il momento di aggiungere altro.
Avere consapevolezza di quale sia la cultura della tua azienda è la vera differenza che fa la differenza al giorno d’oggi e alla fine l’unica vera variabile che come leader abbiamo pienamente sotto il nostro controllo.
La Cultura dell’azienda è il suo cuore pulsante, la sua anima, la sua essenza non copiabile, perché è l’insieme di chi ci lavora e che, come le persone che la compongono, è unica.
Recenti studi condotti su centinaia di aziende hanno dimostrato come la qualità della cultura di un’azienda sia ciò che ha permesso ad alcuni team di raggiungere livelli ampiamente migliori rispetto ai concorrenti. La cultura è quella cosa che permette di fare 1+1>2 mentre altri stentano a fare uno e mezzo.
Una cultura quindi, così come il leader che la guida, può essere il più grande volano per un’azienda. Conoscerla è quindi essenziale.
Va però fatta una precisazione importante: la cultura emerge, non la si può stabilire a tavolino per farla bella o buona. Deve essere autentica per poter sprigionare tutti i suoi vantaggi in termini di performance, ingaggio del team e capacità di innovazione.
Essa emerge innanzitutto dal leader, perché come dice il grande Business Coach Robert Dilts “le aziende sono fatte ad immagine e somiglianza dei propri leader”.
Non puoi quindi scegliere i valori che ti piacciono di più o che immagini possano piacere al mercato in questo momento, i valori li hai o non li hai. Ma con quelli che hai puoi davvero fare meraviglie e soprattutto attrarre e trattenere persone che sono allineate a quei valori.
Portare a consapevolezza la cultura dell’azienda significa quindi disegnare un perimetro: alcuni membri del team saranno allineati, altri saranno fuori e potranno decidere se allinearsi o escludersi. Non solo, la cultura definisce un perimetro che permette di muoversi davvero come un gruppo, una tribù; un perimetro che permette anche di creare un sistema sano intorno alla tua azienda coinvolgendo clienti, fornitori e distributori.
La cultura aziendale è quell’insieme di valori e comportamenti che definiscono cos’è giusto e cos’è sbagliato, cosa siamo noi e cosa no, “come girano le cose qui” e in cosa crediamo e cosa vogliamo creare. Quindi il codice della tribù.
Se ci pensi bene è quello che si è tentato di creare negli ultimi 30 anni con i consumatori: disegnare dei significati ed un senso di appartenenza che muovessero all’azione e fidelizzassero. Perché non lo abbiamo fatto con il team e con gli altri partner dell’azienda? Semplice mancanza di conoscenza e consapevolezza.
Massimizzare il profitto è quindi diventato massimizzare lo scopo per massimizzare il profitto.
Le persone hanno fame di significati e sono più felici se svolgono un lavoro in linea con i propri valori e le proprie passioni, se si sentono emotivamente investite nel lavoro. Le persone dovrebbero venire a lavorare perché credono in qualcosa e vogliono essere parte di quella squadra. I giovani cercano una causa alla quale legarsi, qualcosa nel quale credere, vogliono sentire di appartenere a qualcosa che ha un significato.
Nel pratico da cosa è composta la Cultura aziendale?
E’ connessa innanzitutto con il valore che come leader vuoi portare nel mondo, il Purpose.
Il Purpose è la ragione che ti spinto a fare quello che fai, è la risposta alla domanda “cosa vuoi vedere di più nel mondo”. E’ il sogno che ti ha spinto a fondare la tua azienda. E’ la spinta che ti porta a continuare.
E’ la Stella polare che ti guida nel prendere le decisioni, soprattutto a medio lungo termine. Come dice Robert Dilts: «Serve un Purpose chiaro e una forte convinzione personale per resistere nei momenti difficili e attrarre altre persone che credano in te, condividano la tua passione la tua visione e contribuiscano per realizzarla»
Se il Purpose riguarda ciò che si vuole creare, la Mission è il come, il modo unico che l’azienda ha di dare vita al Purpose. La Mission è un aspetto essenziale per identificare il cliente, stabilire il servizio principale, esprimere quelle che sono le competenze distintive dell’azienda, le caratteristiche che non sono copiabili e che vanno nutrite e protette. Quindi di nuovo, niente belle frasi da mettere sul muro quanto piuttosto un momento strategico di consapevolezza.
Sempre legati al tema del “come si fanno le cose qui”, ci sono i valori aziendali che sono delle bussole che permettono di prendere decisioni coerenti e di capire se vi allineamento fra il team e l’azienda. I valori non si possono insegnare: o si hanno o non si hanno, a differenza delle competenze. Le persone quindi non sono giuste o sbagliate, ma possono essere giuste o sbagliate per l’azienda. Un esempio che facciamo spesso per spiegarlo è: un cactus nel deserto sopravvive perché è il suo giusto contesto, una rosa no; non perché è “sbagliata”, ma non è nelle giuste condizioni.
I valori sono essenziali anche per mettere le persone nella condizioni di prendere buone decisioni e quindi passare da un modello di controllo e procedure ad uno basato sulla responsabilità e imprenditorialità. A questo proposito ti consiglio di leggere il libro “L’unica regola è che non ci sono regole” di Reed Hastings, fondatore di Netflix, il quale afferma senza dubbio che il successo di un’azienda sono le sue persone e la sua cultura. Soprattutto la cultura perché ha la profonda capacità trasformativa sull’azienda e di liberare il potenziale inespresso delle persone che la compongono.
Se ancora hai dei dubbi sui vantaggi di avere chiarezza della tua cultura aziendale eccone alcuni che abbiamo visto nelle aziende che hanno iniziato il percorso:
-trattenere e attrarre talenti
-strutturare percorsi di onboarding
- diminuzione del costo di turnover e selezione del personale
- generare un forte senso di appartenenza
- organizzare l’azienda internamente con maggiore efficacia
- avere prestazioni superiori alla media in circostanze normali
- chiarire ruoli e responsabilità
- migliorare la comunicazione interna ed esterna all’azienda
… solo per citarne alcuni.
Ricordati che la cultura d’azienda definisce un vantaggio competitivo che non è copiabile ed è l’elemento che ha permesso ad alcuni team di avere successo dove altri hanno fallito!
GIOVANNA CARUCCI
CEO&Founder #Authenticleader
Business e Generative coach
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