Innovazione, multimedialità e divertimento applicati al turismo culturale.
Il settore culturale, trainato soprattutto dai musei, è uno dei più strategici per la competitività del sistema Italia. Dell’argomento ci siamo in parte già occupati con l’articolo dedicato alla digitalizzazione dei musei.
Negli ultimi decenni si è fatto un gran parlare di come alla grande ricchezza del patrimonio artistico, storico e culturale italiano non corrispondesse un livello altrettanto elevato di produttività e ricavi.
Un vero peccato, specie se pensiamo che paesi con un patrimonio molto più ridotto di quello italiano sviluppano comunque un volume d’affari nettamente superiore.
Negli ultimi tempi qualcosa si sta muovendo. Per prima cosa si è preso coscienza del problema. La stessa riforma del sistema museale italiano ha dato risultati più che incoraggianti: numero di presenze e ricavi sono in aumento. E poi c’è il contributo dato al settore da parte di professionisti, aziende consolidate e start-up che stanno proponendo competenze avanzate, idee forti e servizi innovativi.
Tra queste c’è sicuramente Humarker, startup innovativa emiliana (Piacenza) che progetta e sviluppa soluzioni digitali per i musei e il turismo culturale. Paolo Salvatori, CEO dell’azienda, la presenta a Made in Italy Lab.
Paolo, in questo depliant leggiamo “innovare nella promozione del prodotto culturale”. Ci spieghi meglio: come è nata Humarker e di cosa si occupa?
La nostra idea di fondo è offrire alle persone nuove esperienze interattive, basate sulle tecnologie digitali, per promuovere la cultura e valorizzare il patrimonio artistico italiano. Le nostre origini provengono dal mondo dell’informatica. Poi nel tempo abbiamo iniziato a focalizzarci sul turismo e nel 2012 abbiamo vinto un bando di gara regionale sulla multimedialità applicata proprio al turismo. Humarker nasce ufficialmente nel 2014. Ci occupiamo di realtà aumentata, olografia, navigazione indoor e beacon, perché vogliamo costruire un’esperienza personale unica ed emozionante per il visitatore-turista.
Cos’è per voi l’innovazione? Cosa vuol dire innovare in Italia oggi?
Per noi innovazione vuol dire sfruttare al meglio le nuove tecnologie e i nuovi strumenti, nel caso di Humarker applicandoli ai contenuti da tempo esistenti. Mettere a disposizione degli utenti, comprendendo quella fascia di età 10-30, attrezzature evolute in ambito tecnologico per una migliore fruizione dell’informazione. Conoscenze che tutti noi apprendiamo frontalmente nelle scuole, ora possono essere introdotte sfruttando le potenzialità della gamification ad esempio. In Italia trova spazio nell’industria 4.0 e nella culturale per i motivi esposti poco fa.
Quindi cambia anche la concezione stessa di museo.
Sì, finalmente. Basta con questa idea obsoleta del museo visto come quattro mura vecchie con dentro robe polverose. Noi siamo per un’altra visione, che è concettuale ma anche pratica. Il percorso che abbiamo in mente è territorio – patrimonio – cultura – museo vivo diffuso.
Anche questo vuol dire fare innovazione.
Il sistema Italia potrebbe trarre beneficio sfruttando meglio il patrimonio artistico tramite l’innovazione e le tecnologie digitali? Cosa si sta facendo di buono e dove invece si potrebbe migliorare?
Ma certo, trarre il meglio dal grande serbatoio di artistico e culturale che abbiamo è fondamentale per la nostra competitività. In questo senso l’innovazione e le tecnologie digitali sicuramente aiutano. Sarebbe inoltre importante creare patnership forti tra pubblico e privato sfruttando le migliori caratteristiche di entrambe le parti, senza invidie e senza intralci. Il mecenatismo è finito da tempo. Una collaborazione tra istituzioni e aziende private potrebbe essere la chiave di volta, a patto che sia seria, operativa e lungimirante.
Lentamente anche il Mibact si sta muovendo verso il ringiovanimento e l’innovazione, cercando di scrollarsi di dosso la polvere di alcuni suoi funzionari ormai datati.
Propongo anche una riflessione sulla scelta dei reperti da promuovere sul nostro territorio. Il nostro paese ne è ricco, ma pensare di potere valorizzare ogni singolo sito contemporaneamente è un azione di nobili valori ma di scarso riscontro pratico. Stringi stringi i fondi destinati non bastano per tutti, occorre saper scegliere e scegliere bene.
I cittadini colgono l’importanza di questo patrimonio? Ne sono consapevoli?
Sì, non quanto sarebbe auspicabile ma di sicuro più che in passato. Il fatto che l’Italia debba far leva sui suoi beni storici e artistici è assodato. Gli stessi stranieri non fanno che ripetercelo. Ma noi vogliamo dare un contributo ulteriore in questo senso, per cui, in collaborazione con altre realtà del settore, stiamo studiando un sistema che permetta l’adozione di un bene culturale.
Pensiamo che unendo le forze, facendo promozione sui social, focalizzando l’attenzione su un bene caro alla collettività locale e legata al territorio, si possano fare azioni legate al mantenimento di un bene culturale. Ci facciamo promotori della cura di beni artistici coinvolgendo tutti coloro che possono essere interessati.
Un progetto di cui siete orgogliosi?
Sono diversi quelli a cui teniamo. Per il Salone del Risparmio 2017 abbiamo realizzato una caccia al tesoro tecnologica. Poi abbiamo dato il nostro contributo alla riprogettazione del Museo del Parmigiano-Reggiano, uno dei sei “Musei del Cibo”. Ora stiamo lavorando su un progetto di promozione del territorio in una cittadina umbra: raccoglie in toto la nostra filosofia e tutta la tecnologia che mettiamo a disposizione per la promozione del messaggio culturale.
Oltre a occuparvi di realtà aumentata seguite anche il campo della realtà virtuale?
Sì, perché nel settore museale i campi di applicazione per entrambe sono molto vasti. Per quanto riguarda la realtà virtuale abbiamo progettato e lanciato OCIO, un visore VR ecologico e per nulla costoso. Si usa in abbinamento al proprio smartphone e permette di vivere esperienze immersive totalmente coinvolgenti.
Altri progetti per il futuro?
Stiamo lavorando molto sulla gamification, coinvolgiamo direttamente i ragazzi delle scuole attraverso forme ufficiali di collaborazione con il Miur come il progetto “Alternanza Scuola-Lavoro”. Sono un paio di anni che ospitiamo i ragazzi presso di noi: abbiamo compreso l’importanza di questa esperienza, perché è uno scambio reciproco di visioni, la nostra è quella dell’esperienza, la loro quella della creatività, dell’innovazione, dell’espressione di nuovi bisogni da colmare.
Made in Italy Lab ringrazia , CEO dell’azienda per la disponibilità, gli spunti di riflessione e l’apertura allo sviluppo di nuovi progetti condivisi, sia per noi che per altre aziende potenzialmente interessate.
Humarker
http://humarker.com/
Via Gorra, 55/E
Piacenza (PC)
Emilia-Romagna
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